Indietro
Arterite di Horton: effetti collaterali delle terapie e diagnosi precoceplay video button
30.3.2021

Arterite di Horton: effetti collaterali delle terapie e diagnosi precoce

L’arterite di Horton o arterite a cellule giganti è una malattia dell’anziano. L’età media di insorgenza è di 75 anni, più comune nel sesso femminile che in quello maschile. Una terapia steroidea prolungata con dosaggi alti può causare complicanze. Gli effetti collaterali da steroide si attestano in più dell’80% dei pazienti e limitano fortemente la qualità della vita del paziente, poiché causano fratture vertebrali, ipertensione, diabete, cataratta. È importante quindi risparmiare lo steroide e in questi ultimi anni si è cercato di associare dei farmaci che ne evitassero l’utilizzo.

Negli ultimi 3-4 anni si è visto che un farmaco che blocca l’interleuchina 6, molecola dell’infiammazione e cioè il tocilizumab, ha consentito il risparmio di steroide e di mantenere la malattia inattiva nel lungo termine. Da un punto di vista della diagnosi precoce, è molto importante avere degli ambulatori e una clinica dedicata all’arterite a cellule giganti fast track, e formare il medico di medicina generale nell’individuazione dei sintomi.  

Una complicanza tardiva dell’arterite a cellule giganti è l’aneurisma infiammatorio dell’aorta toracica, che compare dopo 3, 4 anni dalla malattia. Non è ancora chiaro se la terapia steroidea prolungata o la terapia con tocilizumab sia in grado di prevenire questa complicanza, oltre che la sindrome dell’arco aortico, altra complicanza, caratterizzata da stenosi-ostruzione dei grandi vasi che partono dall’arco dell’aorta.

Ne parliamo con Carlo Salvarani, Professore ordinario di Reumatologia dell’Università di Modena e Reggio Emilia.